2009
I volti della passione
“Popolo di Orfalese, la bellezza è la vita, quando la vita disvela il suo volto sacro.
Ma voi siete la vita e siete il velo.
La bellezza è l’eternità che si contempla in uno specchio.
Ma voi siete l’eternità e siete lo specchio”.
(Gibran Kahlil, Il profeta)
“Molte sono le parole scritte su questo progetto nell’arco delle sue numerose esposizioni. Molte le mostre, molti i commenti, molte le emozioni. Proprio da quest’ultime si è mosso Salvatore Giò Gagliano nel costruire I VOLTI DELLA PASSIONE; non semplici scatti fotografici, ma attimi di un’eternità che attualizza il passato per costruire e sensibilizzare un futuro ancora troppo distante e distaccato. Ogni immagine, ogni composizione, ogni sguardo è un frammento di quel non detto, di quel silenzio nel quale ci si rifugia per non affrontare la paura di lasciarsi coinvolgere, perché così è più facile.
Quest’artista ci invita a soffermarci un attimo, ad osservare e guardare, forse per la prima volta, negli occhi delle persone, per comprendere che la diversità e l’aspetto patologico, sono parte delle peculiarità di ogni singolo individuo perché è proprio dalla diversità che l’Io può trarne ciò che lo contraddistingue dall’altro.
Gagliano non nasconde la disabilità dei suoi modelli e, al contempo, è lontano dall’utilizzarla per la promozione del proprio lavoro. Vi è un rapporto speciale tra questo fotografo e queste persone; ho avuto modo di constatarlo quando mi accolgono in quel luogo magico chiamato Studio Dieci, uno spazio espositivo dove l’autore, in qualità di operatore ANFFAS della Città di Vercelli, svolge attività di guardiania aiutato da tutti loro. In quei sorrisi si evince tutto l’abbandono ad una leale e reciproca complicità, senza la quale, non sarebbe stato possibile realizzare immagini così profonde e suggestive.
Tutto il percorso è un susseguirsi di digressioni intorno alla tematica delle PASSIONI, varie declinazioni magistralmente interpretate da: Roberta, Raffaele, Alessio, Roberta, Luciana, Stefania, Loretta, Rosalia, Martina, Debora, Carlo, Daniele, Alessandro, Francesca, Roberto e Andrea. Singole identità per un unico progetto, differenti anime interpretate attraverso il cuore e l’obiettivo di Giò Gagliano, ci raccontano storie e atavici sentimenti, introspezioni e legami inscindibili e, soprattutto, insolubili.
Vita e Morte.
Piacere e Dolore.
Spesso si è soliti separare questi elementi e a concepirli come opposti quando, invece, sono parte di quell’unico percorso definito Vita. Senza quest’oscillazione, che in parte non fa che riflettere il ciclo che la natura ci presenta in modo così teatrale, nell’alternarsi delle stagioni, non vi sarebbe alcun mutamento e, di conseguenza, nessun movimento del cuore. Così I VOLTI DELLA PASSIONE ci ripresentano il medesimo divenire. Personaggio cardine è sicuramente la Vergine Maria che è vita, morte ed eternità nel medesimo tempo. É lei ad accoglierci e a introdurci verso l’ignoto spaesamento che caratterizza la una primaverile giovinezza, e verso quell’ancora più sconosciuta materia definita corpo; a seconda delle interpretazioni, nell’arco della storia dell’umanità, si è passati a concepire quest’ultimo come casa o gabbia dell’anima, di certo c’è che è impossibile separare questi due opposti, esattamente com’è impossibile dividere le sensazioni dell’uno dai sentimenti dell’altra. Inebriare entrambi sedendo al fianco di Bacco, gustando ebbrezza e i frutti di quell’estate che, da lì a poco, esploderà in tutte quelle forme raccolte nel cesto del giovane al nostro fianco, donarsi delicatamente all’altro porgendogli un mazzolino di fiori, così delicato da svelare tutta la nostra fragilità di fronte al mistero che la Passione ci impone. Una luce nuova sul volto, un bagliore negli occhi e un orecchino di perla ad adornarci per piacersi, sperando di piacere.
Il corpo è dunque un palcoscenico in cui l’Essere può esprimersi al meglio, sulle note frenetiche di un ritmo scomposto che la vita impone, danziamo precari sulle punte dei piedi tornando sempre, dopo innumerevoli piroette, alla medesima posizione: l’Arte. La passione del nostro cuore scivola in noi come l’archetto sulle corde di un violino, colorandosi di tutte le sfumature che neanche la più ricca tavolozza possa offrire nelle pagine di una storia sempre nuova, sempre uguale, mai uguale.
Il sole ha ormai superato il suo zenit, volge verso quelle oscurità che solo il cuore può accogliere, nel momento stesso in cui la dirompente fisicità ha ceduto il posto agli ancor più disarmanti sentimenti. É autunno. É la giusta e matura introspezione che permette di sviluppare legami profondi che quel demone di nome Eros si diverte ad intrecciare nella vita di ognuno di noi. Sulla trama di un carminio tessuto, nel vibrante riflesso di un’immagine che scorre su un inarrestabile fiume, al fianco di un caro amico o nell’intimità di un attimo di sonno, non ci è possibile sfuggire ad Amore. Perché è proprio in quel momento prima del risveglio che con le sue “alette” bianche ci stringerà in un abbraccio al quale, non potremo che abbandonarci, gli apriremo il nostro cuore affinché lo affidi a qualcuno in grado di custodirlo ricordandoci, ad ogni bacio, che non poteva che essere dato a nessun altro. Quando tutto questo si compierà, solo in quel momento, Amore sarà vincitore.
Eros. Dolce e Amaro. Eros.
La vita concede e toglie allo stesso tempo, in quel frangente si svela il lato più oscuro della passione. È il momento dell’inverno. È il momento del Dolore.
La Vergine Maria ci ha iniziati nel nostro percorso, e ora la si rincontra in un’altra fase della propria vita. Vi è ancora l’ignoto, ma ė differente dal precedente; qui si è difronte al vuoto di chi ha già visto e ha dovuto lasciare andare. Come una pianta spogliata dai gelidi venti trattiene le ultime foglie, così la giovane madre stringe a se quel che resta dell’adorato figlio e nel porgerlo a noi, spettatori del teatro più crudele, ci presenta un’altro aspetto dell’amore. Lei è vita, morte ed eternità.
In entrambe le raffigurazioni la donna è avvolta in un’oscurità che ci può fornire la chiave di lettura di tutto questo progetto. Lei è vita, morte ed eternità e, come il nero che contraddistingue la prima fase alchemica, ha saputo unire inizio e fine attraverso la putrefatio perché per vivere è necessario saper morire, sapendo accogliere ogni mutamento che l’esistenza impone.
Lei è vita, morte ed eternità.
Lei è Passione.
Dove si pone, però, la grandiosità di questo artista? Perché è giusto inserire il suo operato tra le miglior produzioni che lo scenario contemporaneo propone?
La risposta è nella capacità di Gagliano di mostrarci il continuum artistico che, dalla notte dei tempi, fino ai giorni nostri, muove l’uomo e la sua creatività: la Bellezza.
Oltre ogni catalogazione e canone. Oltre il comune sentire non ci viene qui presentata solamente l’estetica esteriore, ma forte nel suo stesso impianto progettuale, ne I VOLTI DELLA PASSIONE il di fuori è in stretta correlazione con il di dentro, in un dialogo che non esclude e divide, anzi, riunifica come solo l’Arte è in grado di fare.
La disabilità non è dunque un difetto, un qualcosa da celare e non osservare. Le differenze sono da rintracciare in quelle caratteristiche che distinguono e, di conseguenza, rendono unico e prezioso ogni singolo individuo.
Da primavera a primavera, passando attraverso la quotidianità, l’autore ci invita ad avvicinarsi all’altro affinché, nell’interazione, possa essere me stesso, e viceversa, fonte di crescita, non solo personale, ma anche, e soprattutto, sociale.”
I VOLTI DELLA PASSIONE
Diego PASQUALIN
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